ITINERARIO di un giorno

Il paese si sviluppa lungo una strada, posta sul dorsale della collina, che l’attraversa per intero, dal campo sportivo fino al Castrum Boneti, la fortificazione normanna, edificata a protezione delle valli dell’Ufita e del Calore. Dopo aver visitato la torre si procede sul belvedere, detto il muraglione dai locali, da cui è possibile ammirare le verdeggianti vallate del Calore e dell’Ufita e da lì si raggiunge la Cappella di Vincenzo Camuso. Successivamente si procede verso il Palazzo Pagella Buongiorno nonché verso il Museo delle cose perdute, visite rese possibili grazie al supporto del Bonitese Gaetano Di Vito.
Infine, ci si dedicherà alla ricerca delle opere di Street Art disseminate per il paese.

PRIMO GIORNO

  1. Torre normanna;
  2. Belvedere, detto il muraglione;
  3. Cappella di Vincenzo Camuso;
  4. Palazzo Pagella Buongiorno;
  5. Museo delle cose perdute;
  6. Street Art.

1. Torre Normanna

Storia. Fa parte di un castello costruito nell’anno 1030 circa, a pianta quadrangolare, con un ponte levatoio posizionato su di un fossato e una torre posizionata a Nord. E’ stato distrutto dal terremoto del 1125, ricostruito pochi anni dopo e, poi, ampliato nel XV secolo e durante questi lavori furono innestate quattro torri angolari cilindriche a base lievemente a scarpa. Verso la metà del XVI secolo venne modificata la sua destinazione d’uso da struttura militare a residenza dei feudatari, quali le famiglia Orsini, D’Aquino e Garofalo. Il sisma del 1702 nonché quello del 1980 causarono, poi, ingenti danni al Castello e alcune sue parti furono riedificate mentre altre furono inglobate alle costruzioni vicine, tanto da modificarne definitivamente l’aspetto.

Funzione. Oggi restano solo due torri cilindriche, perché le altre due vennero demolite dai terremoti del 1702 e del 1980. Le due torri sopravvissute dai sisma, vennero trasformate in abitazioni, denaturandole. L’unica torre oggi visibile è quella che si affaccia su piazza Municipio che recentemente è stata acquistata dall’amministrazione comunale.

Struttura.
Esterno. La Torre angolare, facente parte di un castello a pianta quadrangolare, è cilindrica con una base lievemente a scarpa e interposte cortine murarie in pietrame misto, legato a malta cementizia.

Interno. Gli spazi interni risultano modificati rispetto all’originaria distribuzione, ma conservano lungo le sue pareti circolari e sul soffitto antiche pitture, probabilmente risalenti al Seicento. Sulle pareti circolari sono rappresentate scene di vita quotidiana: la preghiera, il lavoro nei campi, il matrimonio, la pesca e, infine, il Vesuvio (la famiglia proprietaria della torre era origine napoletana), il tutto simboleggiante il bene. Sul soffitto, invece, è rappresentato Lucifero al centro ed il Conte Dracula e Gengis Khan ai lati, che simboleggiano il male, in eterna contrapposizione al bene.
Le pitture versano in cattivo stato di conservazione e necessitano di un restauro.

ORARIOPREZZO
Dipende dalla disponibilità di Gaetano Di Vivo, che si propone anche da guida.Ingresso: gratuito.

Accessibilità: All’interno e all’esterno della torre ci sono scale difficilmente percorribili da chi ha difficoltà a deambulare.

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2. Cappella con la Mummia di Vincenzo Camuso.

Posizione. Sul Belvedere di Bonito detto il “Muraglione” dai locali, si incontra una cappella all’interno della quale si trova una teca con uno scheletro, dalle fattezze umane ben conservate che è riconosciuto, invocato e pregato come un vero santo.

Storia. Non si conosce nulla di certo su questa mummia, né chi fosse l’uomo, né il suo nome o la sua storia. La tradizione popolare la identifica con il nome di Vincenzo Camuso, che secondo alcuni era un abile chirurgo che operava di notte, ottenendo risultati miracolosi, secondo altri un ciabattino oppure un monaco.
La mummia venne scoperta nel 1804 quando, per ordine di Napoleone (Editto di Saint Cloud), i defunti non poterono più essere sepolti all’interno della città, ma in appositi cimiteri all’aria aperta, disposti lontano dai centri abitati. Quindi, a seguito dell’editto, furono effettuati lavori di recupero dei resti ossei dalla cripta della chiesa dell’Oratorio, dove un tempo era uso comune praticare la scolatura dei corpi.

All’apertura della cripta, furono rinvenuti tre scheletri ancora integri, reduci di quel processo di pulitura e conservazione dei cadaveri. Con l’esposizione all’aria, però, due di essi si disfecero ed uno solo rimase intatto ed a lui la gente attribuì da subito poteri miracolosi, essendo di per sé un fatto prodigioso l’essersi conservato integro. L’uomo, in vita, doveva appartenere alla Confraternita della Buona Morte, come dimostrerebbe il fatto che fu sepolto nella chiesa dell’Oratorio, da essa gestita, ma di certo sul suo nome e la sua storia non si sa nulla.

Leggenda. Secondo la leggenda popolare, dopo la scoperta della mummia, si verificarono eventi prodigiosi, quali rivelazioni durante sedute spiritiche e sogni che fornirono l’indicazione del suo nome, ossia Vincenzo Camuso.
Tra le leggende c’è quella che un ingegnere di Bonito, Antonio Nardone, emigrato in Venezuela, abbia assistito ad una seduta spiritica, durante la quale la sensitiva di lingua spagnola, incominciasse a parlare ai presenti in dialetto bonitese, rivelando di essere Vincenzo Camuso, “Beato da Bonito” e indicasse esattamente il luogo di sepoltura. Attraverso la medium, il defunto fece un appello all’ingegnere, chiedendogli di scrivere una lettera al sindaco di Bonito affinché il suo corpo venisse riportato alla luce. In seguito a questo appello, il corpo venne cercato e trovato durante i lavori effettuati nell’ipogeo della Chiesa dell’Annunziata, dopo il terremoto in Irpinia del 1962.
Dal suo ritrovamento, Il corpo di ”zio Vicenzo Camuso”, come viene affettuosamente chiamata dai locali, viene venerato come un santo perché gli si attribuiscono proprietà taumaturgiche, guarigioni miracolose e numerose grazie, il tutto testimoniato dagli ex-voto presenti nella cappella.La Chiesa ne prende le distanze in quanto non si sa chi fosse in vita e quali siano state le sue azioni, aspetti che bisogna tenere in conto nel processo di santificazione.

ORARIOPREZZO
Dipende dalla disponibilità di Gaetano Di Vivo, che si propone anche da guida.Ingresso: gratuito.

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3. Palazzo Pagella Buongiorno

Storia. E’ un palazzo risalente alXVIII secolo, in cui ha dimorato, anche se per brevi periodi, in quanto si era trasferito in Germania, il violoncellista e compositore Crescenzo Buongiorno (1864-1903), amico di Puccini. Per discendenza, il palazzo era divenuto di proprietà di Ermelinda Pagella che, alla sua morte nel 2015, l’ha lasciato, con tutti gli arredi, a quattro eredi, con la richiesta di renderlo luogo aperto al pubblico.

Struttura interna. Il palazzo è visitabile e si possono ammirare sia gli ambienti con gli arredi storici, sia lo studio del musicista. Infatti, tra le altre cose, vi troviamo:

  • lo studio del musicista, amico di Puccini e scomparso prematuramente all’età di appena 38 anni, con numerosi spartiti nonché un Violoncello di Galiano, famoso artigiano napoletano, definito lo “Stradivari di Napoli”;
  • un’antica cucina con le pignatte dell’epoca;
  • pregevoli pavimenti in maiolica di fine Ottocento, in stile moresco;
  • pietre romane, provenienti daI Parco Archeologico di Aeclanum e regolarmente catalogate dalla Soprintendenza.
ORARIOPREZZO
Dipende dalla disponibilità di Gaetano Di Vivo, che si propone anche da guida.Ingresso: gratuito.
Accessibilità: All’interno del Palazzo ci sono scale per l’accesso al primo piano.

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4. Museo delle Cose Perdute

Storia. Gaetano Di Vito è un cittadino bonitese che a partire dall’età di 10 anni ha cominciato a mostrare interesse per gli oggetti del passato e, quindi, a raccoglierli e conservali, a partire da una falce che trovò abbandonata nei campi. In 40 anni ha raccolto oggetti di tutti i tipi, oggetti di cui cerca di scoprirne la storia attraverso i racconti delle persone che sono entrate in contatto con essi. Gaetano, quindi, è diventato il custode non solo degli oggetti trovati o donati ma anche delle storie che li animano.
Nel museo si trovano oggetti di vario tipo (vestiti da sposa, oggetti della vita quotidiana, nonché oggetti e abiti di guerra, fotografie, lettere, giocattoli, chiavi in ferro battuto, pipe in terracotta, pentole di rame e tanto altro).

Si trova anche una delle prime scarpe realizzate dal designer bonitese SalvatoreFerragamo, con il suo primo marchio, oltre che il martellino con cui lavorava nella bottega di un calzolaio del luogo. Infine, ci sono le trecce di Bonito che tutte le donne del paese lavoravano per inviarle nell’atelier fiorentino di Salvatore Ferragamo dove venivano applicate intorno alle scarpe con la zeppa.

Posizione. Il museo ha trovato diverse collocazioni, perché man mano che la collezione è cresciuta, Gaetano è stato costretto a traslocare. Attualmente il museo è allocato in una casa a due livelli che gli è stata donata dalle sorelle Ermelinda e Rosaria Pagella, che hanno capito ed apprezzato l’opera di valorizzazione e recupero delle antiche memorie ed hanno voluto sostenerla.

ORARIOPREZZO
Dipende dalla disponibilità di Gaetano Di Vivo, che si propone anche da guida.Ingresso: gratuito.

Accessibilità: All’interno del Museo sia al piano terra sia al primo piano è impossibile l’accesso per persone con sedia a rotelle e difficile per qualsiasi persona con difficoltà motorie sia perché ci sono scale per l’accesso al primo piano sia per la presenza di numerosi oggetti che restringono gli spazi connettivi .

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5. Street Art.

Storia. A partire dall’anno 2011, il Collettivo Boca, un’associazione composta da professionisti, ricercatori e appassionati che operano nell’ambito della creatività urbana, ha promosso un festival di rigenerazione urbana, ospitando artisti di calibro internazionale come Bosoletti, Millo, Tellas, Giulio Vesprini, Alex Senna, Diego Miedo, Arp, Milu Correch, Camilla Falsini, Nemo’s, Poki, Collettivo Fx, Guerrilla Spam, Bifido, Andrea Casciu, Irene Lasivita, Carlos Atoche, artisti che hanno lavorato a Bonito in maniera gratuita.
Sempre grazie all’iniziativa del Collettivo Boca, dal 2016 a Bonito e in altre località dell’Irpinia si è svolto il festival d’arte urbana Impronte, un festival che ha messo a confronto due differenti forme artistiche, la street art con il designer del bonitese Salvatore Ferragamo, detto il “calzolaio dei sogni”.

Posizione. Le opere, di grosse dimensioni, sono disseminate in tutto il paese riprodotte su pareti di case private non più abitate o su facciate di edifici di edilizia pubblica che non impattano con la tradizione artistica precedente.

Il collettivo Boca ha creato una mappa per orientarsi che si può scaricare inquadrando il Qr Code al sito di seguito indicato: https://www.collettivoboca.it/.

Purtroppo non si riesce a vedere tutte le opere indicate sulla mappa perché alcune hanno i colori sbiaditi ed il disegno non distinguibile, altre sono state definitivamente cancellate da lavori di ristrutturazione.

Descrizione e significato. Tra le opere realizzate e ancora visibili, ne ricordiamo alcune:

Alma en Venta” opera dell’argentino Francisco Bosoletti che, attraverso la rappresentazione dei due volti contrapposti e divisi da un tulipano, mette a confronto le due anime dell’Irpinia: quella fortemente legata al paesaggio naturale ed alle tradizioni contadine opposta a quella della speculazione edilizia e della volontà di creare grandi pozzi di petrolio. Quella dell’integrazione nell’accogliente e fertile territorio a confronto con l’anima distruttiva di frane e terremoti.

Genesi”, opera dell’argentino Francisco Bosoletti, considerata dagli esperti uno dei murales più belli al mondo.

L’opera copre tre muri diversi e non vicini tra di loro ma sparpagliati nel paese.

Le tre opere, ricomposte fotograficamente, disegnano una figura femminile nel cui ventre è celato l’uovo cosmico, primordiale nucleo di energia vitale. Hanno come tema centrale il fuoco, che ha ridisegnato Bonito a seguito della potenza distruttiva di frane e terremoti.
Le mani della donna porgono l’oro liquido, la scintilla presente in tutte le cose.

Nodo” opera di Milu Correch che ha voluto confrontarsi con il mondo della femminilità come aveva fatto il designer Salvatore Ferragamo nella sua attività di designer delle scarpe. La street artist, quindi, incarna il mondo femminile nelle sembianze di Fiamma Ferragamo, la figlia primogenita di Ferragamo morta prematuramente all’età di 57 anni, e la ritrae seduta mentre annoda un foulard, come a simboleggiare legami che neanche la morte può spezzare, ma allo stesso tempo fa riferimento ad una tradizione popolare di annodare fazzoletti come promemoria.

Blind”, è il murales di Francesco Giorgino, in arte Millo, che ha chiuso la manifestazione “Impronte” con un’opera che omaggia la calzatura più famosa di Ferragamo, la scarpa “arcobaleno” realizzata per l’attrice Judy Garland mentre recitava nel film “Il mago di Oz”, diretto da Victor Fleming. Nella sua opera Millo racconta l’incapacità delle persone di vedere la magia nascosta in ognuno di noi. Quindi, è un invito a guardarci dentro ed a riscoprire la nostra unicità.

No Triv” è un’opera tramite la quale l’artista boliviano Nemo’s ha manifestato il proprio dissenso al progetto di trivellazione Nusco che avrebbe messo a rischio un territorio già molto fragile per l’alta rischiosità sismica.
Per farlo ha scelto un edificio pubblico abbandonato su cui ha rappresentato un uomo dal volto scheletrico e gli occhi sbarrati con innumerevoli cannucce conficcate sul volto, nel cervello, in bocca, quasi a succhiargli la vitalità.
Per rafforzare il suo messaggio, ha rappresentato la pelle dell’uomo utilizzando la carta del giornale Sole 24 Ore

simbolo del potere economico, e, per rappresentare gli occhi, ha utilizzato le pagine dell’elenco telefonico irpino, simbolo dei comuni inseriti nel progetto di trivellazione.

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